Comunicazione in sanità: perché cercare un’alternativa a whatsapp

Il nuovo report sulla sanità digitale redatto dal Politecnico di Milano mostra due dati importanti: ben il 64% dei medici di medicina generale e il 57% degli specialisti utilizza whatsapp per comunicare con i propri pazienti.

La tecnologia sembra essere entrata all’interno della borsa del medico accanto allo stetoscopio.
Presente su tutti gli smartphone, la app di Zuckerberg aiuta i medici a parlare con i colleghi e ad accorciare le distanze nel rapporto gerarchico tra medico e paziente.
Si inviano foto, si condividono referti, si prenotano visite.
La praticità dell’applicazione ha oscurato molte preoccupazioni che l’utilizzo di questo strumento fa nascere all’interno della professione medica.

Molti medici infatti lamentano costantemente il modo in cui questa app è utilizzata dai loro pazienti, che nel tempo si sono trasformati in consumatori che richiedono la terapia come se fossero all’interno di uno store.
È nato anche il comitato per i medici vessati, in cui professionisti si confrontano sul modo in cui arginare questo fenomeno.

Quali altri svantaggi porta l’utilizzo di Whatsapp in sanità?

Primo fra tutti, c’è la privacy.
Tutti i messaggi sono salvati su un server proprietario di Facebook, quindi negli Stati Uniti. In Italia, quindi, l’app non è conforme al GDPR, la legislazione appena entrata in vigore sulla protezione dei dati.

È vero che i dati sono criptati in transito ma non significa che restino privati: possono essere, ad esempio, facilmente reperibili su un telefono smarrito o rubato e soprattutto whatsapp non richiede una password per sbloccare l’accesso, tutelando così gli utenti.

Inoltre, dati, fotografie e referti vengono così a salvarsi su un telefono personale, creando confusione tra le attività personali e quelle professionali: si rischia così anche di ricevere un’enorme quantità di informazioni da gestire in maniera confusa e con ingenti perdite di tempo.

Progettare un’inversione di rotta

Quale potrebbe essere la soluzione migliore per adeguare la sanità alla rivoluzione digitale?
Le nuove tecnologie possono rivelarsi infatti una grande opportunità per rendere più semplice e veloce la comunicazione tra medico e paziente, per affrontare le malattie croniche in maniera costante ed attenta ma anche per fornire, attraverso i dispositivi wearable, stili di vita corretti. In molte regioni, la cartella clinica elettronica è già realtà ed è uno strumento che pian piano è riuscito a modificare tutte le fasi del percorso di cura, dalla presa in carico del paziente fino al post ricovero.

Tuttavia per sfruttare in maniera completa le possibilità del digitale, occorre ancora investire in telemedicina, intelligenza artificiale e terapie digitali.

È una sfida che l’Italia può cogliere, seppur con diverse velocità tra pubblico e privato.
La diffusione di soluzioni digitali può colmare questo gap e trasformare un’esigenza in una possibilità di crescita e miglioramento. 

Il settore sanitario ancora conservatore e restio all’innovazione deve proprio progettare un’inversione di rotta e navigare verso le nuove frontiere dell’healthcare technology