Vaccino Covid19: dal Regno Unito una possibilità entro l’autunno

Una premessa 

Due anni fa, all’inizio del 2018, l’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) ha identificato come “Disease X” una condizione che avrebbe potuto causare una pandemia mortale.

X proprio perché ancora non esisteva: questa etichetta indicava un agente patogeno – appunto sconosciuto – che però doveva essere comunque considerato, controllato per contenere i rischi. 

Il Covid-19 è la prima patologia che è emersa dopo che il termine Disease X è stato coniato.

Purtroppo tra le numerose differenze che ci sono rispetto all’influenza, la principale è l’assenza di un vaccino: l’unico modo per frenare la trasmissione della malattia. L’ISS (Istituto Superiore di Sanità) riporta infatti:

“Creare un vaccino è un percorso molto lungo che può durare anche 10 anni”. 

Tuttavia, da Oxford arriva una notizia che apre la strada a nuove speranze e possibilità: lo sviluppo di un vaccino in tempi record

Le tappe dello studio inglese 

L’OMS sulla base di un’accurata analisi afferma che solo sei sono i vaccini candidati in fase di valutazione negli studi clinici e da Oxford avvisano che entro settembre potranno essere pronte un milione di dosi

La tecnologia di base utilizzata dai laboratori inglesi si chiama Chadox1 ed è stata progettata come base per lo sviluppo di vaccini per patologie come la febbre di Lassa, una malattia respiratoria che si è diffusa nel Medio Oriente proprio a causa di un coronavirus, e la malattia X.  

L’università di Oxford aveva già iniziato a sviluppare un vaccino come un progetto dimostrativo per il Disease X, quando dalla Cina avevano rilasciato la sequenza genomica del virus Sars-Cov-2 il 10 gennaio. 

L’immunità confermata sulle scimmie sta per essere verificata sugli esseri umani. 

Vaccino Covid19- Fase 1

Saranno coinvolti 550 partecipanti che riceveranno il vaccino Chadox1 nCov-19 e un altro campione identico di controllo, contro la meningite. 

Il vaccino utilizza la sequenza genetica – quindi solo un frammento del coronavirus – chiamata spike, che dovrebbe innescare una risposta immunitaria senza replicarsi. 

Nello specifico, semplificando al massimo: il coronavirus è “rivestito” da proteine “appuntite” (spike), essenziali nel penetrare e infettare le cellule umane. Il vaccino “ChAdOx1 nCoV-19” incorporerebbe solo questa parte esterna del Covid 19, senza il resto del virus, affinché, una volta che il vaccino sia stato immesso nell’organismo, quest’ultimo impari a riconoscere le proteine “spike” e quindi a difendersi preventivamente grazie a una reazione immunitaria che impedisca alle proteine “appuntite” del virus di entrare in azione.

I ricercatori – circa 100,  tra cui anche gli italiani Giacomo Gorini, intervistato questa settimana a LA7 e le dottoresse Arianna Marino e Federica Cappuccini- potranno essere in grado di monitorare chi tra i vaccinati è protetto contro l’infezione. Quasi paradossale dirlo, ma la diminuzione dei contagi rallenterebbe la ricerca e questo sarebbe un ostacolo per il suo sviluppo

Vaccino Covid19- Fase 2 

La prima fase ha accolto volontari under 50. L’esito positivo estenderà il test a volontari di età compresa tra i 55 e i 70 anni per poi passare agli over 70: i soggetti più vulnerabili.

Il vaccino definitivo però è ancora molto lontano. Moltissime sono le incognite da superare durante gli studi. 

Non è ancora chiarito quale dovrebbe essere il livello di vaccinazione da somministrare nella popolazione per raggiungere l’immunità di gregge. Per esempio, per il morbillo è necessario il 95%. 

In media, ogni positivo al Covid può infettare due o tre persone. Con il vaccino, potremmo ottenere l’80% di immunità nella vaccinazione

Una responsabilità per i governi e le imprese 

In attesa dei risultati di Oxford, tutte le imprese farmaceutiche e sanitarie e i governi dovrebbero farsi trovare pronti per investimenti in progetti di sviluppo su larga scala, immaginando proprio soluzioni a livello globale

Dalla crisi possono nascere opportunità e per questa volta non possiamo rischiare di bloccare la sanità tra i ritardi burocratici o strutturali.